Barbara Bonomi Romagnoli | Abigail. Una storia vera – intervista a Chris Abani
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Abigail. Una storia vera – intervista a Chris Abani

Chris Abani parla di sé e del suo lavoro con pacatezza, passione e un pizzico di compiacimento. Ha girato l’Italia per presentare il suo ultimo libro tradotto in Italia, “Abigail. Una storia vera” (Fanucci editore, pag. 144, 13 euro), dove ancora una volta conferma la sua capacità di guardare il mondo attraverso gli occhi di un’adolescente. Ma anche con lo sguardo di una giovane donna che cerca la sua identità in un conflitto serrato con la madre scomparsa e un padre che in lei rivede la donna amata morta di parto. Una storia scritta anche sul corpo della protagonista, costretta a subire diverse violenze, in alcuni casi estremamente feroci e disumane. 


Il titolo del suo ultimo libro tradotto in Italia è “Abigail. Una storia vera”. C’è un fatto di cronaca particolare a cui si è ispirato?
In realtà in inglese il titolo è “Becoming Abigail” (che si riferisce al divenire donna di Abigail differenziandosi dalla madre che ha il suo stesso nome, n.d.r.). Non sono responsabile del titolo italiano, e credo ci sia un po’ di differenza nel significato anche perché in inglese fatto e verità in qualche modo coincidono. Comunque sì ho messo insieme alcune notizie, alcuni fatti che mi avevano colpito, come anni fa la storia in Francia di una ragazza algerina il cui giudice al processo si era innamorato di lei e poi si era suicidato. Ovviamente c’è anche la risonanza di un problema sociale che esiste, ossia la tratta delle nigeriane in Europa che vengono avviate alla prostituzione.

È un testo dalla scrittura essenziale, molto diversa dall’altro suo libro “L’ambigua follia di Mr Black”, ricco di dettagli e particolari. La differenza nasce da una certa crudezza della storia o si è voluto misurare con un’altra scelta stilistica?
Abigail l’ho scritto prima di Mr Black, ma questo è stato tradotto prima. Credo che ogni storia sia come una casa che ha bisogno di un’architettura di volta in volta diversa. In questa storia la casa è popolata anche da fantasmi, frammenti, illusioni e da qui forse il tipo di scrittura. Penso anche che più dettagli e descrizioni avrebbero richiesto più luoghi, mentre Abigail non si muove mai dalla riva del fiume.

In alcuni momenti della vita di Abigail è presente la magia, come incantesimo ma anche stregoneria: rituali che sembrano essere molto legati al corpo, alla morte e alla terra. È un’eco legata alla sua cultura di origine?
Sì e no, non so se si possa dire che noi africani abbiamo un rapporto maggiore con la terra e la morte. Credo più nella relazione tra magia e religione cattolica. Per cultura d’origine sono metà africano e metà europeo e sono stato seminarista per diventare prete e risento di questa formazione. Non penso ci sia una gerarchia tra razionale e magico, ma credo che esistono cose visibili e cose invisibili. Oltre al fatto che siamo noi che creiamo la realtà. Non mi stupirebbe uscire di qui (hotel a due passi dai Fori Romani, n.d.r.) e vedere Cesare sulla biga! Anche nella religione cattolica c’è un fatto magico come la transunstazione nell’eucarestia. Penso che l’importante nel rituale, come nel gioco di prestigio, sia l’intuizione e quello che riesce a trasmetterti. Se entri in una chiesa e rimani chiuso dentro e inizi a sentire odore di incenso ma anche di dolore, di polvere e del tempo: ecco, lì risiede la trasformazione, lì sta il trucco.

La titolazione dei capitoli è giocata sull’alternanza di due tempi: ora/allora. Che importanza ha per lei la memoria?
Credo che la verità sia la cosa più probabile che emerge con la memoria. Noi del resto facciamo tutto nel passato, anche ora che ti sto rispondendo esprimo qualcosa pensato “prima” di dirtelo.
Il passato per me ha tre componenti essenziali: la nostalgia, per qualcosa di bello che potrebbe anche non essere accaduto, il sentimento in generale che riguarda magari un bel ricordo e la paura che è la parte più forte e che influisce anche nel presente. Credo che la memoria sia un gioco tra queste tre componenti, mantenendone però le differenze senza sfumature. La memoria è per me molto importante, anche quando non si ricorda in maniera perfetta. E menomale, dico io, che funziona così! Se la donna ricordasse i dolori del parto non lo rifarebbe. Sicuramente nostalgia e paura sono le componenti che più influenzano la memoria, ma anche le più importanti e dinamiche perché del resto la vita è movimento.

Nella storia di Abigail la società nigeriana è solo accennata, emerge il tema del razzismo, delle discriminazioni che alcune popolazioni subiscono perché percepite come il “diverso” o “l’altro che non si conosce”. Secondo te quali sono le nuove forme di subalternità nell’epoca della globalizzazione?
I nigeriani non credo si sentano subalterni ai paesi ricchi, forse i paesi ricchi lo credono…Secondo me sono i soldi che determinano il razzismo. Se sei povero sei visto come pericoloso, se sei ricco non sei discriminato. Più in generale, credo che il problema non è tanto il non piacersi, ma la paura per il diverso. Ad esempio, nonostante gli Usa siano fondati sulla filosofia dell’antica Roma, appena sentono parlare italiano diventano razzisti e si straniscono con le lingue diverse. Ma è anche vero che negli Usa scompari senza che qualcuno se ne accorga. Per superare tutto questo è fondamentale il dialogo, utilizzando tutti gli strumenti possibili: il cuore, la musica, i film, i libri, le parole…Non so però se in questo modo ho risposto alla tua domanda!

Una curiosità, la protagonista è appassionata di mappe del mondo e cita poesia cinese. Come mai proprio la letteratura cinese, è anche una sua passione?
Quando parlo dell’Africa cerco sempre di ricordare che si tratta di realtà molto diverse. Ad esempio non si pensa mai che esiste anche in Africa una media borghesia e questa a sua volta cade nell’errore di pensare che noi non abbiamo una cultura propria, allora a scuola ci fanno studiare di tutto da Dostojevski alla letteratura cinese appunto, tutto il mondo tranne noi stessi! Non c’è dubbio che l’Africa è un crocevia, un complesso incrocio di culture.

 

Bio/bibliografia

Nato in Nigeria, da padre nigeriano e madre inglese, Abani ha lasciato il suo paese nel 1991, dopo la pubblicazione a sedici anni del suo romanzo di esordio, Masters of the Board (1985), per il quale venne imprigionato e torturato nel carcere di massima sicurezza di Kiri-Kiri. Dopo essere stato in Gran Bretagna, oggi vive negli Usa ed è professore associato all’Università della California. Ha vinto diversi premi letterari, tra cui il prestigioso Hemingway Foundation/Pen Award, il Freedom-To-Write Award, il Prince Claus Award e il California Book Award.
Ha scritto poesie e prosa, il suo primo testo tradotto in Italia è il romanzo GraceLand (Terre di Mezzo Editore, 2006). Fanucci ha pubblicato anche L’ambigua follia di Mr Black (2007).

pubblicato su Queer, inserto domenicale di Liberazione, www.liberazione.it



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