Barbara Bonomi Romagnoli | deep
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Chi era Laura Conti, la pioniera dell’ecologismo che abbiamo dimenticato

con Marina Turi

Lo sguardo in prospettiva, al di là dell’immediato, sia nello spazio che nel tempo, e la scrittura divulgativa di una scienziata come Laura Conti è quello che oggi manca. Infatti Laura non c’è. È morta il 25 maggio del 1993. Se fosse ancora qui tra noi oggi avrebbe più di cento anni, essendo nata il 31 marzo del 1921, a Udine, qualche anno dopo la fine della prima guerra mondiale, da una famiglia costretta a cambiare più volte città: da Trieste a Verona e poi a Milano, perché il padre di Laura era un antifascista. Lei, figlia unica, di quegli anni aveva un ricordo limpido, come scriveva nei suoi manoscritti: “La mia divenne una famiglia che si opponeva al mondo, disperata e molto sola”.

Memorie condivise per tasselli di futuro

La mappa è lì, appoggiata sui tavolinetti tondi del Giardino. Quando entro e la vedo subito penso a Liana, ai suoi quaderni fitti di appunti dalla scrittura minuta, ai suoi sorrisi e sussurri, alle sue mappe concettuali, sentimentali e politiche.

È il 3 dicembre 2022 e ci ritroviamo di nuovo a Firenze, al Giardino dei Ciliegi per una due giorni dal titolo “Diffrattivamente, con amore. Per condividere ancora le eredità plurali di Liana Borghi” e per far sì che l’affetto circolare e performativo che proviamo per lei, scomparsa nel 2021, crei nuove mappe e tessiture.

A pranzo con… Marta Baiocchi

Ricercatrice romana, da più di trent’anni studia la biologia cellulare, che spesso riflette il legame tra scienza e societ, qui l'articolo completo...

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Vicine di casa, vicine al mondo

Trent’anni di centro antiviolenza e quindici anni di Festival della Violenza illustrata per cambiare il mondo a partire dalle singole donne. Un bel compleanno per la Casa delle donne di Bologna che in questi decenni «ha visto passare oltre 12mila donne, ognuna di loro con una sua storia, importante, unica, di sofferenza ma anche di felicità per una nuova vita da ricostruire” come racconta Anna Pramstrahler, una delle socie fondatrici della casa e co-ideatrice del Festival: «siamo riuscite a costruire un centro autonomo e femminista, siamo tutte donne, formate, motivate, con una forte spinta politica a non volere considerare la violenza maschile contro le donne un problema “psicologico” come fanno i servizi istituzionali. È una questione globale, strutturale, una questione di potere tra i generi». E l’anno della pandemia lo ha confermato.

La nostra Nig, la nostra schiava

«Nessuno l’avrebbe presa. Era nera, nessuno l’avrebbe amata. Sarebbe dovuta tornare e restare più che mai alla mercé della padrona». E non una padrona qualunque, ma una donna «altezzosa, turbolenta, lunatica e severa. In parole povere, una scorbutica in tutto e per tutto» che riversa sulla piccola Alfrado, detta Frado, e soprannominata Nig – diminutivo di nigger – una violenza inaudita e feroce per anni e anni, per niente smussata dalla finzione letteraria … la quale altro non è che la vicenda autobiografica di Harriet E. Wilson. Nata nel 1825 in...

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