Barbara Bonomi Romagnoli | world
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Identità mutabili, una nuova forma di convivenza

Preferisco saperti morta che con un altro’/’volevo abbassare le armi ora dovrò spararti’/’voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi’: non è il diario o il promemoria di un femminicida, sono le parole di una canzone di Emis Killa, rapper milanese classe 1989, che ha suscitato diverse polemiche sui social network e anche nei media. “Ho avuto un brivido nell’immaginare milioni di adolescenti italiani canticchiare questo pezzo – racconta Ketty, 33 anni di Messina – perché, in base alla mia percezione, credo si possa dire che nel nostro paese la cultura machista della violenza sia trasmessa e fomentata con una facilità estrema”.

Cosa ne pensano i ragazzi? Il confronto a Torino con Università e Telefono Rosa

Anche l’università si mobilita in vista del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne: da Milano, dove l’Università Bicocca (di cui abbiamo raccontato il programma qui)partecipa alla campagna UNiTE to End Violence Against Women (con tre appuntamenti dal titolo significativo: «Parole, no violenza», «Violenza contro le donne: un anacronismo inaccettabile», «La mujer que merezco – La donna che merito di essere»; a Verona dove verrà messo in scena lo spettacolo Maledette suffragette. Storie canti e immagini della lotta per l’emancipazione delle donne, fino a Palermo con l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali che ospiterà «Una sciarpa rossa contro la violenza sulle donne», ed è possibile aderire all’iniziativa pubblicando foto sui social network usando gli hashtag #sciarparossa #25novUniPa #questononeamore. A Torino, invece, il Dipartimento di Psicologia e il Comitato Unico di Garanzia con la collaborazione dell’Associazione Volontarie Telefono Rosa Piemonte di Torino organizzano un convegno dal titolo «La Violenza maschile sulle donne nella percezione giovanile». Saranno divulgati e commentati i dati raccolti attraverso più di 5mila questionari compilati da allieve e allievi delle classi quinte di alcuni istituti scolastici di Torino e provincia e da studentesse e studenti iscritti all’Università degli Studi di Torino, in merito alla percezione giovanile della violenza nei confronti delle donne.

Il rapporto Unfpa. Come stanno e cosa sognano le bambine di 10 anni

Dieci anni, dieci bambine, dieci storie. Perché il nostro futuro dipende proprio dalle bambine di questa età: è da questo assunto che prende avvio il nuovo rapporto Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) sullo stato di salute della popolazione mondiale. Le stime demografiche ci dicono che il numero di bambini e bambine che hanno compiuto 10 anni ha raggiunto i 125 milioni, di cui poco più di 60 milioni sono femmine e 65 sono maschi. È uno dei gruppi di popolazione più numerosi della storia dell’umanità. E sono loro i protagonisti della cosiddetta «generazione degli obiettivi sostenibili» prefissati dalle Nazioni Unite: eliminazione della povertà; salute e benessere per tutti; istruzione di qualità, parità di genere e riduzione delle disuguaglianze; lotta ai cambiamenti climatici; soprattutto, pace e giustizia.

Lavoro, legge 194, autodeterminazione. Ripartire dalle origini della violenza. I movimenti verso la Giornata Internazionale

Il punto resta sempre lo stesso, da anni, decenni oramai. A corrente alternata l’opinione pubblica si indigna e si commuove per un femminicidio, uno stupro, una violenza reiterata e al contempo è ferma alla stessa lettura di quel che accade: la donna in questione se l’è cercata, aveva comportamenti compiacenti, mentre lui è stato colto da una folle sregolatezza magari per gelosia. L’attenzione mediatica, tendenzialmente morbosa e spettacolarizzante, punta i riflettori sulla “violenza” ma senza uscire, se non in rare eccezioni, dallo stereotipo del vittimismo che sembra essere una delle condizioni sine qua non che madre natura abbia concesso alle femmine. E se provassimo a vedere le cose da un altro punto di vista?

Autobiografia di una femminista: Laura Lepetit, libraia «distratta» che pubblica solo donne

Quante cose si potrebbero risolvere con le chiacchiere. Alle cose futili e deperibili create dalle donne non è mai stato dato alcun valore, mentre indistruttibili orrori prodotti dagli uomini ingombrano e imbruttiscono il nostro povero pianeta.

Uno scambio di battute all’insegna dello stupore. Lei si stupisce, anzi le suona strano che la parola «femminista» sia ancora circondata da un alone di negatività, non capisce perché sia così difficile da usare e sia, ancora, così scomoda. Non ne ravvede il motivo e allora si è definita «distratta» nel titolo del suo libro (Autobiografia di una femminista distratta, Nottetempo, 2016), per alleggerire questa pesantezza che ritiene ingiustificata e perché le sue memorie – di donna del Novecento che si innamora all’improvviso delle pratiche femministe – potessero dissipare i dubbi che ancora resistono. Lei è Laura Lepetit, classe 1932, libraia prima ed editrice poi, nel 1975 fonda la casa editrice La Tartaruga e sceglie di pubblicare solo donne, non necessariamente femministe, dando così la possibilità al pubblico italiano di conoscere molte delle più grandi scrittrici del nostro tempo: fra le altre Doris Lessing, Alice Munro, Gertrude Stein, Edith Warton, Virginia Woolf.

Senza il rispetto dei diritti umani per le donne non c’è crescita possibile: intervista a Maura Misiti

Un conflitto o una calamità naturale possono cancellare in un attimo un’intera generazione di conquiste economiche e sociali. Possono inoltre minare, a livello individuale, ogni speranza di una vita migliore, distruggendo opportunità e limitando le possibilità di scelta. Possono, infine, esasperare le disuguaglianze già presenti nella società, incrementando ulteriormente le difficoltà di poveri ed emarginati ed esigendo un prezzo spropositato da donne e giovani.

I numeri parlano chiaro e non è possibile eluderli: sono oltre 100 milioni le persone che hanno bisogno, oggi, di assistenza umanitaria e, fra queste, 26 milioni sono donne e adolescenti in età riproduttiva. A dircelo in modo chiaro è l’ultimo rapporto Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), tradotto e diffuso in italiano da Aidos, Associazione italiana donne per lo sviluppo.

Il tema indagato e richiamato dal titolo – Al riparo dalla tempesta. Un’agenda innovativa per donne e ragazze, in un mondo in continua emergenza – è quello che rimbalza sui media ogni giorno ma interpretato in maniera completamente diversa, in quell’ottica di genere che ancora fatica ad essere accolta in pieno come chiave di lettura generale e mettendo in relazione guerre, cataclismi naturali e crescita di ineguaglianze.

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