Barbara Bonomi Romagnoli | Felicemente senza figli. E allora?
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Felicemente senza figli. E allora?

La mia città natale si chiama Willows, nel Wisconsin ma non vi venga in mente di andare a visitare la mia casa natale perchè Willows è una città che non esiste. Tutta finzione e frutto dell’immaginazione di quei matti di casa Mattel. Io Barbara, parlo 50 lingue, ho fatto un centinaio di mestieri ma non sono laureata e neanche sposata. Ken, il mio compagno da una vita avrebbe voluto sposarmi e avere qualche figlio da me ma io mi sono sempre negata.

Non ci crederete, ma ci sono donne, non solo bambole, che non hanno voluto figlie e figli, non per questo vogliono essere considerate femmine di serie B. Alcune son state famose, geniali, coraggiose; altre hanno animato la mitologia e le religioni di un mondo scritto e pensato a immagine e somiglianza degli uomini. Arrivano da epoche diverse o epiche lontane e sono le protagoniste di Monologhi impossibili. Le esclusive rivelazioni di 35 mitiche lunàdigas, libro a cura di Carlo A. Borghi, che fa parte del progetto molto più ampio dal curioso titolo Lunàdigas , ideato da Marilisa Piga e Nicoletta Nesler per dare voce alle donne che scelgono di non avere figli. La parola lunàdigas viene dalla lingua sarda ed è usata dai pastori per definire le pecore che in certe stagioni non si riproducono: le autrici e registe l’hanno scelta come titolo del loro lavoro in mancanza di un termine altrettanto incisivo nella lingua italiana. Dopo il webdoc del 2015 e il film del 2016, Piga e Nesler hanno pensato ad un testo scritto in forma di brevi racconti ma anche ad un “archivio vivo” online in continuo aggiornamento.

Dalla mitica Lillith a Gertrude Stein; da Hélène Kuraghina a Giovanna D’arco, passando per Ava Gardner e Ipazia di Alessandria; da Frida Kahlo, Vittoria Colonna a Rosa Luxemburg e la Monaca di Monza ideata da Manzoni: tutte raccontano la loro storia in prima persona, con lingue puntute e senza giri di parole, in monologhi immaginari e forse anche utopistici.

Una cosa di sicuro non ho fatto nel corso della mia vita: i figli. Ecco, si… figli niente proprio niente e non c’è mai stato neanche un momento in cui ho pensato all’eventualità della maternità. Voi, vi chiederete perché. Molti diranno che è andata così per il fatto che ero un tipo algido e glaciale, come un igloo o un iceberg. I figli, non li ho voluti perché i miei fianchi mi sono sempre sembrati troppo stretti per accogliere tutta quella storia uterina e poi spingerla fuori. Fianchi stretti come un fiordo. [Greta Garbo]

Chissà tutte loro cosa avrebbero detto oggi, in questo 8 marzo 2019, quando accanto alla tradizionale retorica sulla donna con la D maiuscola assistiamo a un nuovo e potente ritorno del modello della maternità come destino indicato per il genere femminile. La ministra Grillo ha pensato bene di organizzare un convegno dal titolo La scelta di essere mamma e di invitare solo quattro donne a parlare d’infertilità e dintorni, a ribadire che il corpo è quello delle donne ma ne discutono i maschi. Il ministro Fontana, alla vigilia del congresso mondiale delle famiglie di stampo conservatore e confessionale che si terrà a Verona a fine marzo, parte per New York per partecipare alla Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne . Non crediamo (viste le sue precedenti affermazioni) per sostenere la libera scelta delle donne. E non c’è dubbio che
L’autodeterminazione passa anche per una presa di parola delle tante, sempre di più donne, che non vogliono essere madri o che non si disperano per la loro mancata maternità. Rivendicano il loro essere zie felici e progetti come Lunàdigas restituiscono la complessità e la ricchezza delle vite che accompagnano ogni singola scelta.

pubblicato su La27esimaOra Corriere della Sera
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