Barbara Bonomi Romagnoli | Finanziaria smemorata – Le politiche ambientali del Governo
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Finanziaria smemorata – Le politiche ambientali del Governo

Il Berlusconi IV ha giocato d’anticipo una carta importante: il Documento di programmazione economica (Dpef) per il triennio 2009-11 è stato varato prima della pausa estiva con una procedura inconsueta che ha permesso di approvare negli ormai famosi 9 minuti un testo a dir poco complesso. Al momento di scrivere, fonti del ministero dell’Economia sostengono che dovrebbe essere confermato il disegno di legge illustrato in agosto al Consiglio dei ministri.

La finanziaria dunque sarebbe pronta. Ma la fretta, si sa, è cattiva consigliera. E la manovra disegnata da Tremonti «è inadeguata a rispondere alle esigenze sociali, economiche e ambientali del paese». Così la pensa Sbilanciamoci, un cartello di oltre 50 organizzazioni della società civile che analizza gli orientamenti di politica economica che emergono dalla legge finanziaria e dal bilancio dello Stato. Il forum 2008, che si è svolto lo scorso settembre a Torino, ha chiuso i lavori con un documento che annuncia la mobilitazione su 100 proposte per una «Italia capace di futuro» e con l’organizzazione di un Tax justice day (per la giustizia e la legalità fiscale) da organizzarsi a dicembre.

Ripartire dal lavoro

«Quest’anno il fulcro della discussione è stato il grande tema del lavoro – spiega Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci – Per la prima volta abbiamo avviato un approfondito e organico confronto con i sindacati, soprattutto quelli dei metalmeccanici, ragionando insieme su un modello di sviluppo che tenga conto dei rapporti tra lavoro, sostenibilità industriale e ambiente». Accanto a Mirafiori, simbolo dell’automobile e dello sviluppo economico centrato su l’uso indiscriminato del petrolio, si è parlato non solo di bassi salari e precariato, mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e qualità delle produzioni industriali, ma anche di mobilità sostenibile ed energie pulite, efficienza energetica e fonti alternative. Rispetto alle politiche ambientali del nuovo governo, Marcon ritiene «molto grave» l’annuncio dell’avventura nucleare, dal punto di vista sociale e anche perché si tradurrebbe in una spesa enorme. «Dall’altra parte, mancano totalmente gli investimenti per le riduzioni di CO2 in maniera da rispettare il protocollo di Kyoto – prosegue Marcon – e anziché dare incentivi fiscali per le energie rinnovabili il governo ha per esempio scelto di sostenere il trasporto su strada, andando così in tutt’altra direzione. Nelle proposte di Sbilanciamoci c’è anche quella di proporre a Regioni, enti locali e governo di finanziare cinquantamila pannelli solari per uso residenziale». Con quali soldi? «Basterebbe tassare di 50 euro la licenza del porto d’armi», suggerisce Marcon.

Un paese disarmato

Ma se non si vuole entrare in conflitto con i cacciatori si può ricorrere ad altre misure, come alzare l’imposizione fiscale sui capital gain (termine utilizzato per indicare la differenza tra prezzo di vendita e di acquisto di uno strumento finanziario, per esempio le azioni, ndr) dal 12,5 al 23% oppure portando al 48% l’aliquota Irpef su chi guadagna più di 200.000 euro. «Quella che si profila è una legge finanziaria che non intende intaccare le spese militari ma che disarma il paese dinanzi agli effetti dei cambiamenti climatici» sostiene Massimo Serafini della segreteria di Legambiente. «Due questioni sono estremamente gravi – prosegue l’ambientalista – La prima riguarda le politiche dei servizi infrastrutturali, finalizzate alle grandi opere invece che a migliorare la mobilità dei pendolari: continuiamo ad avere treni insicuri e pieni di zecche, e non si fa nulla per riformare il trasporto pubblico locale, dove si concentra l’80% dell’utenza che si muove in un raggio di massimo 30-40 km. L’altra questione è sul mancato utilizzo della leva fiscale per garantire l’efficienza energetica del paese. Abbiamo un patrimonio edilizio tra i peggiori d’Europa e nelle nostre case avviene il consumo maggiore di energia».

Segnali preoccupanti

Anche Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed ex consulente del ministro Pierluigi Bersani, ritiene che tra le peggiori misure del nuovo governo ci sia la marcia indietro sulla certificazione energetica negli atti di compravendita o locazione degli edifici esistenti. «È un segnale preoccupante, oltre che negativo rispetto al mercato – commenta Silvestrini – In questa maniera solo chi costruisce o possiede beni di lusso sarà interessato a esibire questo certificato, tutti gli altri avranno la possibilità di non farlo». Oltre ad essere in palese contraddizione con la direttiva europea che riguarda l’obbligo di informare i cittadini, tramite appunto il certificato energetico, sui consumi dell’edificio, questo provvedimento, conclude il direttore del Kyoto Club «mina le interessanti sperimentazioni presenti in regioni come la Lombardia, governata tra l’altro dal centrodestra, dove è stato intrapreso un percorso virtuoso verso la certificazione energetica edilizia».

pubblicato su La nuova ecologia, www.lanuovaecologia.it

 



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