Barbara Bonomi Romagnoli | La rivolta degli ombrellini rossi – Roma, ordinanza Alemanno contro la prostituzione
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La rivolta degli ombrellini rossi – Roma, ordinanza Alemanno contro la prostituzione

Non ha perso tempo Alemanno. I primi di settembre, ispirato dal ddl Carfagna, il comune di Roma ha emesso un’ordinanza che prevede multe per prostitute e clienti. Provvedimento che ha sollevato commenti vari. Il Sulpm (sindacato unitario lavoratori polizia municipale) si chiede se «scrivendo che è fatto divieto “di contattare soggetti dediti alla prostituzione ovvero concordare con gli stessi prestazioni sessuali” si intende che anche il solo contattare per chiedere ad esempio una sigaretta o portare un caffè come fanno alcune associazioni di volontariato cattolico, ad un soggetto dedito alla prostituzione significa incorrere in una sanzione. Chi specificherà, ad esempio all’agente operatore, quanto corta si deve intendere una minigonna affinchè si manifesti inequivocabilmente l’intenzione di adescare o esercitare l’attività di meretricio?».

Nel giorno in cui la giunta comunale dibatteva il provvedimento, un gruppo di Radicali ha inscenato una protesta ai piedi del Campidoglio. Hanno tentato, muniti di ombrellini rossi, simbolo delle sex workers di tutta Europa, di adescare qualche cliente tra un turista e un poliziotto, per ribadire la loro ferma condanna ad un provvedimento che ritengono inutile e dannoso. Tra i cartelli con su scritto: “Sono un gigolò che vuole pagare le tasse” e “Occhio non vede cuore non duole” c’è anche chi propone di cambiare lessico, non chiamiamole più prostitute ma assistenti d’amore o diversamente amabili. Rita Bernardini, parlamentare del partito Radicale, è convinta che il ddl Carfagna sulla prostituzione «sia ispirato solamente dal principio della carcerizzazione, mentre è necessaria una regolarizzazione del lavoro sessuale come avviene in altri paesi europei». Le associazioni Certi Diritti, il Detenuto Ignoto, La strega da bruciare e altre vorrebbero una normativa simile a quella dei paesi nordeuropei, superando la stessa legge Merlin. Il Comitato per i diritti civili, proprio rifacendosi alla Merlin, per cui la prostituzione non è reato, ha già intrapreso delle azioni legali a Verona, dove l’ordinanza comunale è in evidente contrasto con la legge dello Stato.  Monica, dell’associazione La Strega da bruciare, non ha usato mezzi termini nel commentare il ddl Carfagna: «Ci saremmo aspettate che una nostra collega avesse un occhio di riguardo. Altrimenti devo pensare che ci sono differenze tra i corpi: i loro si possono vendere, i nostri no?». Monica vorrebbe che «un governo democratico legiferasse a partire dai bisogni dei cittadini» o almeno iniziasse a «riconoscere il nostro lavoro se vuole tassarlo e non sottovalutare il ruolo sociale svolto da noi prostitute». Non è l’unica a pensarla così, nel sommovimento femminista sparso per l’Italia ci sono gruppi che da anni lavorano sul tema delle sex workers. In questi giorni, nelle varie città le donne hanno ripreso a vedersi e già si dibatte su cosa fare in vista della giornata internazionale del 25 novembre contro la violenza alle donne. Bianca Pomeranzi, consigliera nazionale di parità supplente e tra le promotrici della prossima manifestazione dell’11 ottobre della Sinistra arcobaleno, è convinta che «le donne debbano tenere il filo dello scorso 24 novembre, ossia dire chiaramente che siamo in una società escludente, sessista e razzista. Il ddl Carfagna aumenta la possibilità della tratta per le prostitute migranti e quel che è peggio è che ciò è pensato in virtù del decoro perbenista, tutto quello che non corrisponde al cliché femminile, donna custode della famiglia etc etc, si butta sotto il tappeto».

 pubblicato su Left, www.avvenimentionline.it



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