Barbara Bonomi Romagnoli | Ricchi di idee, poveri di capitale – Intervista ad Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo settore
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Ricchi di idee, poveri di capitale – Intervista ad Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo settore

Oltre cento organizzazioni, dalle Acli all’Arci fino ad Avis e Legambiente, 50mila sedi territoriali, decine di migliaia di donne e uomini impegnati negli ambiti del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale, della solidarietà internazionale, della finanza etica, del commercio equo e solidale. Tutto ciò ha dato vita più di dieci anni fa al Forum del Terzo Settore, voluto per dare rappresentanza sociale e politica nei confronti di Governo ed Istituzioni, coordinare e sostenere le reti interassociative; rendere visibili anche all’esterno non solo i progetti ma anche i valori e le istanze delle realtà impegnate nel Terzo Settore.

Dal dicembre 2008, portavoce del Forum del Terzo Settore è Andrea Olivero, nato a Cuneo nel 1970, insegnante, sindacalista e presidente nazionale delle Acli dal 2006. L’assemblea nazionale del Forum ha eletto lui unico portavoce dopo un doppio mandato che era stato affidato a Maria Guidotti [già presidente Auser] e Vilma Mazzocco [già presidente Federsolidarieta – Confcooperative]. Una scelta unitaria maturata in un contesto profondamente cambiato rispetto a undici anni fa quando il Forum muoveva i primi passi. “Possiamo con orgoglio rileggere il percorso fatto, per affrontare le nuove sfide con la passione di sempre e un rinnovato slancio” – ha affermato Olivero all’indomani della sua nomina – “Siamo in una nuova fase, evolutiva, della nostra iniziativa unitaria, che nasce anche grazie prezioso lavoro delle portavoce che mi hanno preceduto. Il Forum del Terzo Settore è parte sociale riconosciuta: un ruolo che rivendichiamo con forza, in virtù del quale intendiamo dare voce a chi non ce l’ha, a quella parte del Paese che il Ministro Sacconi ha definito ‘povertà assoluta, nemmeno individuata perché nascosta dalla mancanza di rappresentanza’”. Di recente, riguardo al pacchetto sicurezza ha sottolineato il rischio di prendere “misure che non hanno un reale impatto sulla sicurezza dei cittadini” e che possano generare “alla fine ancora più sfiducia”.

 

Con la sua elezione, il Forum è passato da due portavoce ad uno solo. È una scelta che equivale anche ad un cambio di politica e strategia del Forum?

 

Sì il portavoce unico ha come valore strategico quello di rafforzare l’unitarietà del Forum, aldilà delle diverse “anime” che lo compongono. Vorremmo superare la frammentazione, ma anche la polarizzazione – per esempio laici/cattolici, destra/sinistra –, che in altri ambiti della vita italiana ha prodotto dei danni ed è stata causa di immobilismo. Naturalmente una sola voce, ma che tenga conto di tutte le differenze che sono anche la ricchezza del Forum.

 

Quali sono, secondo lei, le maggiori differenze all’interno del Forum?

 

C’è una differenza oggettiva di natura legislativa, associazioni di volontariato accanto a vere e proprio imprese sociali, ma ci sono anche tradizioni culturali storicamente determinate, chi politicamente è vicino al centro sinistra, chi al centro destra o all’aerea cattolica. Tuttavia questo non impedisce il dialogo e c’è una grande autonomia di fondo.

 

Quali sono le attività in cui il Forum è maggiormente impegnato in questo momento?

 

Rafforzare il ruolo di rappresentanza in moltissimi tavoli sociali è l’aspetto che ci interessa di più. Attualmente sono sul tavolo diverse riforme, da quella sulla normativa che riguarda il terzo settore, il volontariato e la cooperazione fino al titolo primo del codice civile.

In più c’è la questione del 5 x 1000 che secondo noi va sostenuta e stabilizzata, riteniamo sia una forma di sussidiarietà molto importante che, tra l’altro, ha convinto i cittadini, sono sempre di più quelli che si esprimono a favore.

 

A proposito di sussidiarietà, il ministro Sacconi ha realizzato nei mesi passati un Libro verde, su cui molte associazioni hanno espresso dubbi e critiche, e si sta aspettando il Libro bianco che dovrebbe tener conto di tutte le riflessioni fatte anche all’esterno. Il Forum cosa ne pensa?

 

Pensiamo che il principio stesso di sussidiarietà sia poco presente nelle proposte concrete, aspettiamo il passaggio al Libro bianco. Più in generale, non vogliamo che il terzo settore sia considerato un mero esecutore di politiche altrui, vogliamo essere considerati capaci di progettazione e proposte e in quanto tali ascoltati.

 

Stiamo attraversando un momento di crisi globale, in Italia cresce la povertà, in che modo è necessario intervenire?

 

La crisi sta toccando fortemente anche il terzo settore, nell’accesso al credito per esempio. Del resto, molte delle associazioni del Forum sono dei soggetti strutturalmente deboli messi di fronte, con l’aumento della crisi, ad una richiesta enorme di servizi. In alcuni casi si trovano a fare attività di tipo assistenziale che prima non venivano fatte. In momenti come questo è fondamentale l’attenzione alla coesione sociale, che deve essere perseguita al pari degli altri obiettivi. Soprattutto a fronte di una crescita di povertà e senso di insicurezza che può portare a crisi sociali pericolose. Su questo il Forum del Terzo Settore si augura di avere spazio, di essere convocato nei tavoli sociali per ragionare su possibili risposte e soluzioni.

 

Prima accennava ad attività assistenziali, di che tipo?

 

Penso a tutte le iniziative rivolte ai senza fissa dimora, agli immigrati, agli anziani, ma purtroppo anche a tanti nostri concittadini sino a poco tempo fa appartenenti al cosiddetto “ceto medio” che, ora, sempre più spesso chiedono aiuto. Sono anche aumentate le richieste di lavoro, di qualsiasi lavoro, ed è difficile soddisfarle. Un altro esempio concreto è il Banco alimentare.

 

Rispetto al tema dell’impiego nel terzo settore, cosa pensa riguardo al rischio che un’attività cosiddetta volontaria sia di fatto lavoro non pagato? È una questione che è stata più volte sollevata…

 

Su questo stiamo lavorando perché ci siano delle regole precise e una normativa chiara per tutti. Un conto è il volontariato puro, un conto le forme di lavoro professionalizzato che devono essere riconosciute e pagate. Stanno aumentando le realtà di impresa sociale non profit che certamente possono andare incontro anche a tutte queste richieste di lavoro. L’importante è ridefinire i ruoli legislativi.

 

Che rapporto avete con il mondo finanziario? Penso a Banca Etica che fa parte del Forum.

 

Con Banca Etica il rapporto è ottimo. È stata di recente rilanciata la collaborazione per una progettualità strategica rivolta al microcredito, soprattutto per i cittadini non solo per le organizzazioni sociali. Pensiamo che più la banca è vicina al territorio e più vicina a noi. Non a caso, molte delle nostre organizzazioni lavorano anche con il Credito cooperativo, perché c’è maggiore attenzione alle loro esigenze. Spesso le nostre associazioni o imprese sono ricche di idee ma deboli nella capitalizzazione e hanno bisogno di aiuto in questo.

 

Un’ultima domanda, cosa pensa del nuovo presidente degli Stati Uniti?

 

Sono fiducioso, credo che Obama possa rimettere in moto molte energie.

Quello che mi è piaciuto di più del suo discorso di insediamento è stato il richiamo alla nuova era della responsabilità. Spesso le scelte americane sono diverse da quelle che possono prendere gli europei o noi italiani, ma su questo dovremmo seguirlo. Perché l’assunzione di responsabilità ci porta anche a vivere diversamente il rapporto con il nostro Paese, quello che sta accadendo in Italia è anche frutto di una carenza di senso civico, di scarsa attenzione della politica al bene comune. La responsabilità è una prospettiva per il futuro.

 

pubblicato su BCC Magazine – luglio-agosto 2009



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