Barbara Bonomi Romagnoli | Se la telepatia è fuori legge
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Se la telepatia è fuori legge

«Sarei dovuto scendere più a fondo in quella trance leggera, sfruttandola per chiamare Nord, per cercare di capire perché mi ritrovavo, adesso, nella Security Tower, davanti a un miliziano dalla tuta nera coperta di tracce di sangue. Ma Nord, dovunque fosse il territorio della telepatia, in quello spazio dentro il mio cervello, non c’era». La scrittura di Laura Pugno è essenziale, senza fronzoli, giri di parole, fredda quanto è freddo il paesaggio che descrive ne La Caccia, il suo ultimo breve, intenso romanzo.

Protagonisti due fratelli, uno è Nord, scomparso mentre era alla ricerca di una bestia feroce sulla montagna del Gora, luogo tenebroso dove è già sparito il padre; l’altro è Mattias, che cerca il fratello e segue alcuni indizi che ricava dal contatto telepatico con lui. Non è solo in questa ricerca, in questa caccia circolare: lui che cerca il fratello che cerca la stessa bestia che cercava il padre. C’è anche una milizia cattiva, simbolo di un regime poliziesco che tutto controlla, tutto vede e tutto sa e che ha messo fuori legge la telepatia, per questo è attenta agli spostamenti e alle parole di Mattias.

Il tutto è avvolto in un alone di mistero magico, di noir fantasy, di un giallo nel quale forse neanche al lettore interessa sapere chi è il colpevole, piuttosto ha voglia di riprendere fiato in una narrazione serrata e un poco angosciante. Neanche la limpida bellezza della ragazza ritrovata morta a casa di Nord o il candore della donna che compare e scompare riescono ad attutire il vuoto di calore che caratterizza il testo.

È una scrittura che si apprezza fino in fondo in seconda battuta, quando un po’ del vento gelido che scorre fra le pagine è stato spazzato via ed emerge la forza visionaria di Laura Pugno.

Il tuo romanzo è un altrove non specificato eppure estremamente connotato, è un luogo distrutto dalla violenza della guerra e delle sue conseguenze. Perché questa scelta?

«Nella mia scrittura convivono, sin dagli inizi, due filoni, reale e fantastico. La caccia appartiene al territorio del fantastico, e l’altrove in cui è ambientato il romanzo consente di trattare la materia del racconto con maggiore libertà. La violenza dell’appena-accaduto è ancora presente, ed è una violenza completamente umana, che si contrappone alla natura selvaggia della montagna del Gora, che gli abitanti della città sembrano temere più di quanto non temano se stessi, e forse sbagliano».

La donna e la natura selvaggia sono state viste da alcuni come il femmineo a cui tornare per avere pace e rifugio, lo avevi inteso proprio così?

«Per me non è affatto così, ma ciascun lettore, naturalmente, è libero di dare le sue interpretazioni. Il personaggio di Rousse è una Melusina, forse uno spirito, comunque non appartiene al nostro mondo e per questo non può sopravvivervi, così come il suo mondo è probabilmente inabitabile per tutti quelli che vi si avventurano, tutti gli uomini della famiglia di Mattias e di Nord, a cominciare dal padre».

Ma tu ci credi alla telepatia?

«Se un giorno la scienza dimostrasse che una qualche forma di trasmissione del pensiero è possibile non ne sarei troppo sorpresa. In fondo il cervello emette onde, questo lo sappiamo, e tanti fenomeni che sembravano misteriosi e inspiegabili sono stati poi ricompresi da nuove teorie. Nel romanzo, la telepatia è il correlativo oggettivo del legame, della familiarità; ed è anche uno straordinario dispositivo di racconto, che permette il gioco di voci delle due prime persone narranti».

Laura Pugno, La caccia, Ponte alle Grazie,  Firenze 2012, pp 132,14 euro

 

Pubblicato su http://www.societadelleletterate.it



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