Barbara Bonomi Romagnoli | rachele borghi
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Lavorare con il corpo: dialoghi tra femministe e prostitute

Sì, senza punto interrogativo: Sex work is work. E come tale va accolto. Non significa far propria quella scelta ma riconoscerne la dignità al pari di altre, accettando almeno di fermarsi ad ascoltare cosa hanno da dire le dirette e diretti interessati. E senza dover ogni volta ricordare che la tratta e lo sfruttamento sono altro e che le/i sexworker sono in prima fila nel combattere illegalità, soprusi e violenze. Sì, è vero che il lavoro sessuale scelto senza costrizione riguarda una minoranza di persone, ma sfuggire al confronto perché riguarda poche persone è come dire: non ci occupiamo più delle minoranze etniche o delle femministe perché non sono la maggioranza della popolazione.

 

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