Barbara Bonomi Romagnoli | Un contributo per le donne di Lucha Y Siesta
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Un contributo per le donne di Lucha Y Siesta

“Il corpo è il punto da cui partire, perché è il nostro esistere nel mondo”

Rosangela Pesenti

 

Il corpo delle femministe è da sempre un corpo – fisico, sociale, politico – scomodo e dal quale tenere le dovute distanze.

Prendono le distanze i maschi in generale, consapevoli o meno di essere maschilisti; i compagni illuminati per i quali viene sempre la lotta di classe prima di quella al sessismo; le donne che sono sì di sinistra, ma femministe anche no; le donne emancipate di centro e di destra che si alleano anche con il diavolo ma mai con le femministe. E poi ci sono i movimenti sociali progressisti e antagonisti, con i quali da sempre c’è una relazione ambivalente, conflittuale, complicata e forse ancora tutta da costruire. Non so se, nel loro caso, sia corretto parlare di presa di distanza, certo è che spesso faticano a tenere dentro le pratiche e le elaborazioni femministe, magari le assumono in teoria, poi chissà perché nel quotidiano si perdono.

Nel frattempo alcune donne, le femministe, hanno voglia di trovarsi insieme e abitare degli spazi, dare una casa collettiva ai loro corpi che altrove, anche nei luoghi della politica di sinistra, sono marginalizzati, irrisi, contrastati.

Lo fanno con passione, piacere, fantasia e progettualità condivisa come nel caso delle donne di Lucha y Siesta e di tanti altri collettivi. A chi le osserva come me, da vicino e da lontano, la prima cosa che viene in mente è che di questi tempi anche queste donne hanno bisogno di prendere alcune distanze, non per fare ghetto o chiudersi nel loro piccolo mondo, ma per rivendicare il loro essere femministe radicali e rivoluzionarie. Tre parole che messe insieme come minimo danno i brividi.

Eppure non può che essere così, in un’epoca oscurantista in cui altre femministe si arrogano la parola a nome di tutte, indicando modelli univoci e reati da perseguire, e dove anche la maggior parte dei movimenti sociali sono timidi o titubanti quando si tratta di mettere in discussione le istituzioni eteronormate, dalla famiglia all’organizzazione sociale.

È quasi sempre un giocare al ribasso, va bene la sveglia in piazza ma non può essere indirizzata solo all’amore romantico. Ancora in troppi pochi rilanciano, come nel caso della Favolosa Coalizione, che a ragione, rispetto ai temi dei diritti civili, ha lanciato lo slogan “Molto più di Cirinnà” e ha ironizzato sulla piazza dei tradizionali movimenti misti e arcobaleno: “Sveglie? Non ci siamo mai addormentate!”.

Lucha y Siesta a Roma rappresenta una di queste realtà che sono vigili da sempre, e da sempre attente a non cadere nei tranelli della normalizzazione. Un gruppo di donne che apre anche al maschile ma con un posizionamento chiaro e di non sudditanza ai leader, che non vive il separatismo in maniera ideologica ma sa che ancora ce n’è bisogno per offrire spazi di autonomia e autodeterminazione a donne in difficoltà, come le tante che ogni anno vengono accolte.

La loro politica nel territorio e nelle reti nazionali ha questo sguardo più ampio, certamente più faticoso ma che segna una netta e necessaria distanza da chi usa i femminismi per mere operazioni di pinkwashing e potere.

In Rete gira un manifesto per uno “Xenofemminimo” in cui si legge: «L’eccesso di modestia delle agende femministe degli ultimi decenni non è proporzionato alla complessità mostruosa della nostra realtà, una realtà tratteggiata da cavi in fibra ottica, onde radio e microonde, oleodotti e gasdotti, rotte aeree e di navigazione e l’inesorabile, simultanea esecuzione di milioni di protocolli di comunicazione a ogni millisecondo che passa».

Sì, non ci si può accontentare di agende modeste e di passi timidi, i femminismi come quello di Lucha lo sanno e lo dicono da tempo, è ora che i movimenti misti accolgano questi corpi in pienezza e sarebbe, sì davvero, l’inizio di una nuova rivoluzione.

 

Pubblicato in Una mattina ci siam svegliate (Storie, pensieri e immagini da una casa delle donne autogestita) Lucha y Siesta



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